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Il segretario della Lega Garassino: “Il candidato sindaco deve essere leghista” IL VIDEO

Stefano Garassino, segretario provinciale della Lega da aprile 2016 e prima vice segretario, dice chiaro e tondo che il partito vuole un candidato sindaco espressione del Carroccio, preferibilmente un iscritto. <Serve una persona normale che capisca i problemi della gente comune perché li vive>. È la risposta al presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti (Forza Italia) che ha avanzato il nome della moglie di Edoardo Garrone, l’avvocato Anna Pettene. Forza Italia, definito “potenziale alleato” (quindi non “certo”) ha già ceduto la presidenza della Regione e in Liguria ha preso quasi il doppio dei voti di Fi (20,25% a 12,55%)

garassino


Intervista
di Monica Di Carlo

Garassino, siamo già in campgnagna elettorale?
Noi siamo sempre in campagna elettorale, non solo due o tre mesi prima delle elezioni. Per noi la presenza sul territorio deve esserci prima, durante e dopo il mandato.
Voi siete molto attivi anche sui social, vero?
Quando le persone oggi più anziane non ci saranno più, gli attuali cinquantenni che sono i pensionati del futuro guarderanno i social e la carta stampata sarà soppiantata. Anche alla luce degli alti costi della pubblicità su tv e giornali, ci affidiamo anche ai social.
Quando comincerete la campagna elettorale? Col referendum?
Sì. Cominceremo il 2 settembre con due incontri. Il primo vedrà protagonista Calderoli che verrà a Recco a parlare da “tecnico” della materia. Sarà lui, che conosce profondamente la materia a spiegare alla gente la nostra posizione, ma soprattutto il testo del referendum e le sue ricadute. Se chiediamo a 100 persone se sanno di cosa si tratta, 90 ci risponderanno di no. Crediamo che da parte di Renzi non ci sia l’intenzione di spiegare alla popolazione cosa succederà votando sì o votando no. Il 23 settembre Claudio Borghi sarà a Genova per parlare di Referendum, di Euro e di Brexit.
Quale è la vostra posizione sul referendum?
Siamo per il no. Non vorremmo finisse come per l’abolizione delle Province che ha cancellato solo il piccolo gettone di presenza dei consiglieri lasciando invariate strutture e costi. Giustamente, non si possono licenziare i dipendenti. Non c’è stato risparmio, solo la diminuzione dell’efficenza e del presidio dei consiglieri sul territorio.
Torniamo alla campagna elettorale genovese. Chi vorrebbero i militanti della Lega come sindaco?
Ci batteremo fino alla morte per cercare di portare a casa noi il candidato sindaco, in modo che sia nostra espressione.
Deve essere un iscritto?
La base avrebbe piacere ce fosse un vero leghista, quindi un militando di provata fede che incarni i nostri ideali. Fare un semplice cambio di nomi sulle poltrone mantenendo una inerzia non servirebbe a nulla e questo sarebbe una cosa devastante per la città. A potenziali alleati deve essere chiaro che serve un cambiamento reale e non fittizio. Serve una persona che sia presente sul territorio, una persona assolutamente normale. Rimanderei al mittente (Toti n. d. r) il nome di Anna Pettene, la moglie di Garrone perché sia personalmente che secondo la quasi totalità se non la totalità dei militanti una persona che vive agiatamente non può riuscire a capire i problemi della gente normale.  Se non ti devi confrontare, ad esempio, coi problemi della carenza di asili nido, con quelli delle mense scolastiche e dei costi della ristorazione per le famiglie, come fai a gestirli? Noi, ad esempio vorremmo reintrodurre le colonie estive, perché le famiglie che si trovano a dover gestire un figlio d’estate quando sia il padre sia la madre lavorano e ha diritto a un servizio che una volta c’era e che manca da tempo. Comunque, più che di nomi, con gli eventuali alleati vorremmo parlare di progetti.
Che giudizio dà del sindaco Doria?
Nulla da dire dal punto di vista personale, però lo trovo inidoneo. Né lui né la sua giunta hanno brillato. La politica del “non decidere” non mi sembra la soluzione ideale per risolvere i problemi, anzi, è pura follia. Ci vuole un sindaco decisionista, che sappia prendersi delle responsabilità. Non deve certo decidere a danno dei cittadini e contro la loro opinione, ma quando individua quale sia il vantaggio dei genovesi deve andare avanti come un rullo compressore. Serve un punto di riferimento con le idee chiare. Parto dal presupposto che l’onestà non deve essere un punto della campagna elettorale del candidato, perché deve essere un dato scontato. Ma deve essere chiaro che non basta. Non può andare a braccetto con l’incompetenza che, se possibile, fa più danni della malafede.
Doria, però, ha avuto un compito più difficile rispetto ai suoi predecessori a causa della forte riduzione dei fondi a disposizione. 
È vero, è stato necessario ridurre molti capitoli di spesa, ma si poteva e doveva gestire diversamente. Bisogna affrontare il bilancio del Comune analizzandolo come se si trattasse del bilancio di un’azienda senza ridurre i servizi sociali e quelli necessari alle persone più deboli. Per trovare i fondi per finanziare determinati progetti bisogna collaborare di più con le aziende private. Alcuni ci sono già, basta attuarli. Servono collaborazioni dirette, sponsorizzazioni.
Un’idea pratica per Genova che segua questa sua “filosofia”?
Penso a una serie di concerti di star ella musica. In quei giorni si avrebbero cinquanta, centomila persone a Genova che farebbero lavorare i settori del turismo e della ristorazione, oltre ai negozi. Con una sponsorizzazione privata e un accordo con una tv nazionale per una diretta o per la diffusione in differita si otterrebbe il doppio risultato fare lavorare le aziende genovesi e di promuovere la città. Se il turismo va bene, ci saranno delle assunzioni. Bisogna spingere il turismo che è uno dei pochi settori che funzionano a Genova.

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